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Progetto montano di apicoltura sostenibile in rigoroso rispetto delle api e dell'ambiente.
A Presegno (alta Valsabbia, BS)
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piccolo paradiso vaiale
il prato del Piccolo Paradiso mentre si innescava il rapido tracollo termico



Diciamolo subito. Ce lo aspettavamo. Il NAM (il Northern Annular Mode - vedi qui se sei loggato con Google) nei primi giorni di marzo, oltrepassò la fatidica soglia di -3. A molti dirà ben poco. A noi qualcosina in più riesce a dire. Premesso che la scienza meteorologica è la più inesatta che ci sia, alcune tabelle prospettavano possibili scenari di calo termico e/o sommovimenti meridiani portatori di piogge grosso modo per la metà di aprile e oltre. E così sta - ahinoi - avvenendo. 
Per farla in breve, stamane qui a Presegno a mille di quota ha, anche se per poco, nevicato. Temperatura minima 0,5°C. Domenica ce n'erano 27°C. L'anomalia non è solo il freddo attuale. L'anomalia è condensata dal delta termico tra il caldo di domenica e lunedì (14, 15 e 16 aprile, con isoterme di +15°C rispetto la media del periodo) e il freddo attuale. Noi apicoltori dobbiamo necessariamente confrontarci con le anomalie. Siano esse anomalie climatiche, anomalie biologiche, anomalie burocratiche. Siamo anomali, dai. E va beh.
Il guaio è che le poverelle anomale proprio non lo sono. Non hanno la stufa. E nemmeno un termostato da regolare in base alle temperature esterne, come fanno quei soggetti che per convenzione chiamiamo 'sapiens'. Le api termoregolano le loro meravigliose casette tramite la contrazione dei muscoli addominali. Affinché un muscolo possa contrarsi necessita di energia. E dove la trovano quest'energia per i loro piccoli muscoli? La trovano esclusivamente nel miele che producono. Quel miele che con enorme fatica - noi apicoltori - cerchiamo di raccogliere dall'eccesso di produzione. Ma, se fa molto freddo, l'eccesso di produzione se lo mangiano GIUSTAMENTE loro. Le api. 
Poteva andare peggio. No!
Alcune nostre colonie hanno già collocati ben tre melari. Per scaldarli occorrono energie cosmiche oltre al miele. Sic! Risulterebbe un po' complicato raccontare il perché ora alcune di queste colonie hanno tre melari. Significa volumi da termoregolare davvero importanti. Siamo stati costretti a piazzarli per scongiurare febbri sciamatorie alquanto anomale e in grande anticipo quest'anno. 
Una curiosità. Il nido delle api è attualmente ricco di covata, di bebè tigrati. Le api devono (non è una opzione!) mantenere la temperatura dei loro bebè tigrati a 36°C. Se all'esterno la temperatura è di zero gradi, lascio a voi il facile calcolo di quanto debbano innalzare la temperatura, termoregolando il nido. Uno sforzo ciclopico.

presegno vaiale api

Che fare dunque? La risposta è nelle foto seguenti.
Si stappano un bel po' di vasi di miele e, anziché venderli, si riconsegna il risultato del lavoro dell'anno scorso direttamente alle nostre collaboratrici. Qui sotto - in foto - uno dei numerosi vasetti che stiamo aprendo per ridare il miele alle api e aiutarle a contrastare questo freddo.

miele presegno vaiale api



Togliendolo dai vasetti lo inseriamo all'interno di buste di plastica da freezer, che verranno poi collocate nella soffitta della casetta delle api per essere consumato.

miele presegno vaiale
il miele travasato nelle buste da freezer

Auguriamoci tempi migliori. In tutti i sensi. Anche perché qui i ciliegi sono attualmente in fiore. Uno spettacolo meraviglioso. E a noi - ma anche alle api - veder stipare miele di ciliegio selvatico nei melari farebbe davvero molto piacere. Ridonando energie e voglia di fare.

ciliegio presegno
i meravigliosi fiori dell'albero di ciliegio dell'amico Mario Sabbadini 



 




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